Solita strada, solito pomeriggio inoltrato, solita inutile vita da inutile impiegato che combatte quotidianamente con la propria, inevitabile paranoia e le inevitabili code sulla tangenziale, sulla statale, sulla provinciale, sulla via Emilia…
La via Emilia, bloccata davanti allo svincolo di Stradella!
Non sopporto il traffico a casa mia: non accetto i mercanti nel tempio, sebbene sotto forma di banale traffico automobilistico! Siamo nel il mio santuario, le mie colline sono il bunker sotto il Reichstag, il mio rifugio incontaminato, l’isola di Utopia, la fortezza mentale dove tutta la banale quotidianità deve rimanere esterna, estranea e dimenticata! Istintivamente esco sulla sinistra, in direzione Broni dove la strada è deserta: allungo di qualche chilometro e visualizzo mentalmente la strada: Broni centro, Canneto, Castana, Montescano e svallamento in Valle Versa alla rotonda del nuovo stabilimento delle cantine La Versa, spostato più a valle
L’effimera magia dei temporali estivi, per quanto sensorialmente labile, diventa mentalmente potente se rafforzata dalla corretta colonna sonora. Broni centro, svolta a sinistra verso Canneto. Sono davanti a casa sua e inizia a piovere. Esattamente nella curva a destra che costeggia il condominio inizia “Every me, every you” dei Placebo, inizia la salita verso Canneto, inizia un piccolo e tutto sommato innocuo e sommesso pianto. Ma sorrido: come se piovesse con il sole. E lei è seduta al mio fianco. Come se 24 anni non fossero mai passati
Alessandra. Lo stesso carattere agro-dolce, gli stessi occhi grigio-verdi che contrastano con i capelli castano scuri e risaltano sulla pelle chiara del viso. Il taglio dei capelli è sempre corto: la sfacciata bellezza regolare del suo viso lo permette e quasi lo impone. Lo stesso naso alla francese, non prodotto da cliniche plastiche e le stesse labbra insolenti, che sanno ferire con poche, pesanti parole e guarire con baci di tenerezza inaspettata. La pioggia aumenta, ma abbiamo tante cose da dirci, come è sempre stato. La strada si inerpica verso Castana, abbiamo appena lasciato Canneto e l’asfalto diventa un torrente in piena. Lo so, non ti fidi di come guido, ma ormai conosco benissimo queste strade e questi tornanti. Non sono più il figlio fedele della pianura che hai conosciuto
Le nuvole basse velano completamente il sottostante panorama. La pianura, un tavolo da biliardo altrettanto liscio e verde, interrotto da est a ovest dalla linea azzurra del Po e punteggiato verso nord dalle tante città: Pavia, e poi Milano, e poi le Prealpi e sulla sinistra il massiccio del Monte Rosa. Come 24 anni fa
Ma in questo momento, il mio mondo è grande quanto il sedile alla mia destra. Ora puoi stringermi la mano: ho imparato a cambiare con la sinistra. Ora posso dirti che ti voglio bene senza che tu mi chieda di dirtelo. Ora sono in grado di fissarti negli occhi senza perdere di vista la strada. Ora posso parlare liberamente dei sentimenti che provo per te, perché mi hai insegnato che non è una vergogna esternare i proprio sentimenti.
Una donna mi ha insegnato a diventare uomo. E quanti sogni. Quante volte ci siamo ritrovati nello stesso sogno e il giorno dopo lo abbiamo proseguito? E quanti discorsi senza parlare. Con te e solo con te ho provato concretamente che la telepatia esiste. La strada inizia a scendere, la pioggia è sempre battente e la strada deserta. Come quella domenica pomeriggio, scendendo da Montebruciato. Guidavi tu, sicura e decisa come sempre e non avevi neppure il foglio rosa: anzi, non eri neppure maggiorenne e io avevo la patente da circa 1 anno. Si parla del lavoro al ristorante, della tua prossima partita di basket, del fatto che prima o poi dovrò andare a militare
Abbiamo passato l’incrocio per Monte Veneroso, si scende dolcemente verso sinistra e si prosegue sul falsopiano che costeggia il centro medico di riabilitazione. Ricordi ancora che siamo venuti a trovare mio padre: fuma troppo e rischia l’amputazione della gamba. Si, ha smesso solo da 3 anni in netto ritardo e con la gamba intera, ma senza il piede sinistro. Quello è il suo tributo alla causa persa della nicotina. Siamo ormai in fondo valle, ultima curva lenta e ampia sulla destra. La pioggia si interrompe quasi improvvisamente, proprio mentre la traccia audio finisce. E il sedile alla mia destra ora è vuoto
Sei tornata dai tuoi 3 figli. Il primo si chiama Marco, è maggiorenne e gioca a basket; non ho mai saputo se il mio nome possa aver influito la tua scelta. Sei tornata dal tuo ultimo convivente. Sei di nuovo nel tuo negozio di vestiti griffati. Sono solo, e forse lo sono stato per tutti questi ultimi 24 anni. Sono venuto ad abitare qui, su queste colline che hanno visto l’inizio della mia vita, per un motivo ben preciso. Vorrei che la mia vita finisse dove è iniziata, per una semplice questione di simmetria esistenziale. A ben pensarci, inizio e fine sono solo punti contigui sul cerchio eternamente uguale della vita